IPOCONDRIA E PAURA DELLE MALATTIE
L’ipocondria è la paura o la convinzione di avere una grave malattia, basata su una errata interpretazione di uno o più segni o sintomi fisici. Per poter parlare di ipocondria è necessario che una valutazione medica escluda qualsiasi condizione medica che possa spiegare i sintomi. Le preoccupazioni possono riguardare un solo organo o un’ unica malattia oppure più apparati, e sono relative alle funzioni corporee (es. il battito cardiaco, la traspirazione), ad alterazioni fisiche di lieve entità (es. una piccola ferita o un banale raffreddore) o a vaghe sensazioni fisiche. I soggetti con ipocondria sono convinti che i medici con cui sono venuti in contatto non siano stati in grado di capire la vera natura del loro problema e di fornire una soluzione adeguata. Possono allarmarsi anche solo leggendo o sentendo parlare di una malattia, se vengono a sapere che qualcuno vicino a loro o simile a loro si è ammalato, o a causa di sensazioni che avvertono nel loro corpo.
Il disturbo può esordire a qualsiasi età (anche se è più comune nella prima età adulta) ed è equamente distribuito tra uomini e donne.
Possibili cause ipotizzate dai diversi studi sono la predisposizione genetica, l’ aver subito delle gravi malattie durante l’ infanzia, ma anche l’ aver subito degli abusi fisici e sessuali. Dietro al timore di una malattia vi è un grande senso di vulnerabilità e debolezza, gestito in modo sbagliato ricercando un’ impossibile sanità perfetta. Nonostante le rassicurazioni dei medici e degli esami svolti per escludere diverse malattie, l’ ansia viene placata solo per poco, poi riprende. Il paziente non riesce mai a trovare una risposta adeguata al suo malessere perché fatica ad affrontare il vero problema della sua ipocondria, ovvero il suo senso di fragilità personale.
La paura delle malattie è spesso anche il segnale di un estremo bisogno di controllo. La mente del soggetto è attentissima a ciò che avviene nel proprio corpo e in assenza di sintomi espliciti, cerca e coglie anche il minimo segnale attribuendogli valore di gravità, e questa percezione invade il pensiero creando angoscia. Il fatto che, rassicurato momentaneamente su un sintomo, il soggetto debba produrre poco dopo una nuova preoccupazione per qualcosa d’altro fa pensare ad una “necessità di preoccuparsi”.
Frequentemente chi soffre di ipocondria mette la paura delle malattie come elemento centrale della immagine di sé e ne fa un argomento abituale di conversazione. L’ ipocondria può nascere, quindi, anche da un narcisismo irrisolto, un’ ansia da prestazione per colui che cerca continue conferme. Infatti spesso accade che l’ipocondriaco, in modo inconscio, cerca di attirare l’attenzione su di sé e di essere protagonista attraverso le sue paure, quindi l’ ipocondria è una sorta di maschera del bisogno di essere amati e approvati.
Tale disturbo può poi essere alimentato e mantenuto dai “vantaggi” dell’ essere malato, ad esempio un aumento di attenzione da parte dei familiari o un esonero dalle responsabilità, come ad esempio la presenza scolastica o lavorativa.
Il trattamento psicologico può risultare difficoltoso perché i pazienti non sono mai del tutto convinti che le cause dei loro mali siano soltanto fattori psicologici. La terapia psicologica è tanto più efficace quanto più si riesce a spostare l’attenzione del paziente dal piano fisico a quello psichico. Gli ipocondriaci, in realtà, hanno un forte ma inconsapevole desiderio di conoscere se stessi e di prendere in carico problemi più profondi e complessi.
L’eventuale cura farmacologica si basa fondamentalmente sugli antidepressivi, sia triciclici che SSRI, che presentano una maggiore maneggevolezza e minori effetti collaterali.