DISTURBI ALIMENTARI
I disturbi alimentari psicogeni sono caratterizzati da un’alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e la forma fisica, preoccupazione intorno alla quale ruota l’intera vita della persona, limitandone le capacità razionali, scolastiche/lavorative e sociali.
Colpiscono soprattutto le adolescenti di sesso femminile, ma negli ultimi anni sono in aumento nel sesso maschile, e nei bambini.
Esistono dei processi che contribuiscono a mantenere il disturbo dell’alimentazione come l’ isolamento sociale, la comparsa di abbuffate e i suoi effetti negativi sul peso e sul senso di controllo, i sintomi della denutrizione e l’evitare di esporre il corpo. Solo una piccola percentuale di persone affette chiedono aiuto, perché l’ individuo all’ inizio non si rende conto di avere un problema. Spesso il disturbo alimentare è associato ad altre patologie psichiatriche come la depressione, i disturbi d’ ansia, l’ abuso di alcool o di sostanze, il disturbo ossessivo compulsivo e i disturbi di personalità.
I principali disturbi del comportamento alimentare sono:
- anoressia nervosa *
- bulimia nervosa
- binge eating disorder “disturbo da alimentazione incontrollata”).
* ognuno dei tre deve diventare un link su cui poter cliccare per leggere breve descrizione
ANORESSIA NERVOSA
L’anoressia nervosa è un disturbo alimentare caratterizzato dal terrore di ingrassare e da una ricerca esasperata della magrezza. Una persona soffre di anoressia se presenta i seguenti sintomi:
perdita di peso rilevante (oltre il 15% del peso “norma” per il sesso, l’ età e l’ altezza),
intensa paura di ingrassare anche quando si è sottopeso,
alterazione nel modo di vivere il peso, la taglia e le forme corporee,
amenorrea (assenza del ciclo mestruale per almeno tre mesi consecutivi).
Spesso l’anoressia inizia con una semplice dieta finalizzata a raggiungere l’ideale di bellezza e/o magrezza che la persona ha in testa o imposto dalla società moderna. Per evitare di ingrassare chi soffre di anoressia segue una dieta ferrea, pratica esercizio fisico in maniera eccessiva e si induce il vomito anche dopo aver ingerito una minima quantità di cibo. Questo causa denutrizione e squilibri elettrolitici, che possono, in assenza di un intervento tempestivo, condurre al decesso.
Si distinguono due forme di anoressia: l’anoressia restrittiva caratterizzata da digiuno e intensa attività fisica e l’anoressia con bulimia in cui il digiuno è accompagnato da comportamenti atti a ridurre il peso come l’abuso di lassativi e/o diuretici e il vomito.
Per le persone affette da questo disturbo la perdita di peso viene considerata come una vittoria ed un segno di ferrea autodisciplina, mentre un aumento di peso viene visto come una perdita delle capacità di controllo. Per questo all’inizio non si rendono conto di avere un problema e rifiutano le cure sia mediche che psicologiche. La cura dell’anoressia dovrebbe essere condotta a livello ambulatoriale, ma questa condizione non sempre è possibile proprio per la scarsa collaborazione della paziente alle terapie, e potrebbe rendersi necessaria l’ospedalizzazione.
L’intervento ospedaliero si pone due obbiettivi: ristabilire le condizioni medico-psichiatriche per gestire le complicanze acute del disturbo, iniziare o continuare un trattamento psicologico finalizzato all’interruzione dei fattori di sviluppo e mantenimento del disturbo. L’intervento psicoterapeutico prevede tre fasi: la prima ha lo scopo di normalizzare il peso e favorire l’abbandono dei comportamenti di controllo del peso; la seconda fase è finalizzata a migliorare l’immagine corporea, la valutazione di sé ( che non deve più essere misurata in rapporto solo al peso e alle forme corporee) e i rapporti interpersonali; l’ultima fase ha lo scopo di prevenire le ricadute. L’utilizzo di farmaci non dipende dalla diagnosi, ma dalla presenza di eventuali altre caratteristiche cliniche (quali ansia, depressione, aspetti ossessivo-compulsivi).
BULIMIA
Una persona è affetta da bulimia se presenta i seguenti sintomi:
abbuffate ricorrenti (almeno 2 volte alla settimana per tre mesi), caratterizzate dal consumo di grandi quantità di cibo e dalla sensazione di perdere il controllo sull’ atto del mangiare;
messa in atto di comportamenti di compenso come il vomito, l’assunzione inappropriata di lassativi e diuretici ed un eccessivo allenamento fisico;
preoccupazione eccessiva per il peso e le forme corporee;
i fenomeni di bulimia non si verificano nel corso di episodi di anoressia nervosa.
Le persone che soffrono di bulimia nervosa per raggiungere il loro ideale di magrezza seguono una dieta molto rigida che porta a compiere delle trasgressioni (abbuffate), viste come delle perdite di controllo da compensare per mantenere il peso ideale. I soggetti affetti da questo disturbo si vergognano e tentano di nascondere le loro abitudini alimentari, infatti le crisi avvengono in solitudine. Le condotte di eliminazione di un bulimico hanno molti effetti negativi sulle condizioni dell’organismo. Inoltre il vomito ripetuto può condurre a una perdita dello smalto dentale.
Il trattamento più efficace per la cura della bulimia è la psicoterapia individuale, mirata a informare il paziente sul disturbo e sui meccanismi che lo mantengono, ristabilire un comportamento alimentare corretto, modificare i pensieri disfunzionali e i vissuti emotivi negativi, spesso sia causa che conseguenza del disturbo, e prevenire possibili ricadute. Talvolta si utilizzano farmaci antidepressivi, che permettono di diminuire la media delle abbuffate, la cui conseguenza porta a una riduzione della frequenza del vomito che porta il paziente ad avere un umore migliore e meno preoccupazione per il cibo.
BINGE EATING
Il “disturbo da alimentazione incontrollata” rientra nella categoria dei disturbi atipici dell’alimentazione. Chi ne è affetto si abbuffa ma senza mettere in atto i comportamenti di compenso tipicamente presenti nella bulimia (vomito autoindotto, uso di lassativi, esercizio fisico eccessivo). Per questo di solito le persone affette da questo disturbo sono obese o in sovrappeso, benché possa verificarsi anche in persone normopeso.
Per diagnosticare questo disturbo è necessaria la presenza di almeno un episodio bulimico alla settimana per tre mesi. L’episodio bulimico consiste nell’ assunzione di una grande quantità di cibo e nella sensazione di perdere il controllo e non potersi fermare una volta iniziato. Gli episodi bulimici sono accompagnati da vari aspetti come mangiare in modo più rapido, mangiare fino a sentirsi pieno, mangiare grandi quantità di cibo anche quando non si è affamati, mangiare da soli per non sentirsi a disagio per la quantità di cibo che si sta ingerendo e sentirsi disgustato, depresso o in colpa dopo l’ abbuffata. Chi soffre di binge eating spesso ha delle malattie tipiche delle persone obese come il diabete mellito, malattie cardiovascolari, apnee notturne e ipertensione arteriosa. Questo disturbo può portare anche all’isolamento sociale. Gli episodi bulimici sembrano essere una modalità che alcune persone utilizzano per contrastare le emozioni negative o lo stress.
Gli obiettivi del trattamento psicoterapeutico riguardano la modifica dello schema di autovalutazione in base al controllo di peso, forme e cibo; rendere il peso e il comportamento alimentare normale; migliorare l’autostima, l’immagine di sé e la gestione delle emozioni negative e prevenire la ricaduta.